Fondo da 700 milioni per i nuovi campioni dell’agroalimentare

Grande qualità da un lato. Realizzata però da aziende spesso di dimensioni ridotte e con una presenza manageriale nulla o minima. È l’agroalimentare italiano il nuovo terreno di “caccia? del Fondo Italiano d’Investimento, che dedica al settore un nuovo strumento (Fondo Agritech & Food), in partenza dotato di circa 150 milioni di euro, che negli obiettivi saliranno a quota 700.
L’idea è quella di intervenire nelle aree più promettenti dell’agroalimentare esteso, che incrociano da un lato le nuove tecnologie, come ad esempio l’agricoltura di precisione. O che si agganciano ai trend di
sviluppo più evidenti, come le bioenergie, la chimica verde, le produzioni green, tutto ciò che in generale
ruota attorno al concetto di sostenibilità. «Il nostro obiettivo – spiega il presidente del Fondo Italiano
d’Investimento Andrea Montanino – è quello di realizzare interventi mirati, identificando le imprese
rilevanti che possano agire da catalizzatori e aiutandole ad intraprendere un percorso di crescita».
Cruciale anzitutto in termini dimensionali, provando ad uscire dal nanismo cronico che relega ad appena lo 0,2% del totale le imprese del settore con oltre 250 addetti. Limite che tuttavia si confronta con grandi capacità realizzative, come pare evidente guardando ad un comparto allargato che vale oltre
500 miliardi di euro di fatturato, che eccelle nei prodotti di qualità con quasi 300 denominazioni di
origine e indicazioni geografiche riconosciuti dalla Ue, che primeggia in Europa per valore aggiunto nel
comparto agricolo.
«Non possiamo parlare solo di opportunità – aggiunge Montanino – perché il settore è già ben oltre quel livello, avendo dimostrato in più ambiti la propria eccellenza. Che non sempre, tuttavia, riesce a tradursi in successo pieno sui mercati globali. La crescita dimensionale, così come la managerializzazione delle strutture, potrebbe migliorare ad esempio questo aspetto, rilanciando la  presenza dei nostri prodotti nel mondo, in particolare nei mercati extra-Ue».
Il fondo, che sarà presto sottoposto all’approvazione da parte di Bankitalia, dovrebbe partire con
una dote di 150 milioni di euro garantita da un investitore istituzionale italiano, cifra che potrebbe
lievitare a 700 milioni grazie ad altre sottoscrizioni. «Già ora – aggiunge Montanino – è lo strumento
di private equity più robusto in Italia per questo comparto. Se nell’arco di vita del fondo riuscissimo a
realizzare una quindicina di operazioni importanti significa che avremo creato potenzialmente altrettanti campioni nazionali. I grandi numeri, del resto, servono solo fino ad un certo punto perché le aziende medie in Italia sono appena 5500: riuscire a portarle, ad esempio, a quota 7mila, significherebbe già aver cambiato il volto del Paese.
E noi, da questo punto di vista, vogliamo dare il nostro contributo».
Gli ambiti di interesse in termini di target sono molteplici, puntando ad esempio alle piattaforme
distributive, alle aziende che lavorano per la riduzione della dipendenza da combustibili fossili, per
la produzione di imballaggi sostenibili destinati al mondo alimentare, per lo sviluppo di coltivazioni
o produzioni biologiche. Il nuovo fondo punta ad acquisire partecipazioni, non necessariamente di
minoranza, in aziende sane e consolidate (non realtà in crisi e neppure start-up), intervenendo per un
orizzonte temporale largo, che guardando alla media di quanto accaduto finora nell’esperienza del Fondo è nell’ordine dei cinque anni. «Non si tratta solo di fornire capitale – chiarisce Montanino – ma anche supporto alla managerialità, al miglioramento dei processi, all’organizzazione. Entro primavera il fondo sarà pienamente operativo ma devo dire che già ora stiamo esaminando i primi dossier, il materiale su cui lavorare in questo settore in Italia per fortuna non manca». Nato nel 2010 su iniziativa del Mef, Fondo Italiano d’Investimento Sgr è partecipata con quota di maggioranza da Cdp Equity.
Ad oggi gestisce nove fondi di investimento mobiliari chiusi (che saliranno a breve a 11), con un target di asset gestiti per tre miliardi di euro. (Luca Orlando, su Ilsole24ore del 03/03/2021, pag. 12)

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