Cartelle, addio all’aggio ma il carico rimane sui vecchi ruoli

Addio all’aggio, ma postdatato. Con il nuovo modello di cartella di pagamento diffusa ieri dall’agenzia delle Entrate prende il via la «fase 1» della riforma della riscossione avviata con la manovra e destinata a proseguire con la delega fiscale per ora in stand by, dopo la presentazione dei 467 emendamenti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 15 gennaio), in attesa che si definisca la partita per il Quirinale. Di fatto, la nuova cartella mette in pratica la cancellazione all’aggio della riscossione al 3% o al 3% per i pagamenti (a regime) dopo i 60 giorni dovuto dal debitore. Una cancellazione per cui la legge di Bilancio ha garantito 990 milioni di euro all’anno a partire dal 2022, sancendo di fatto la fiscalizzazione dell’onere ossia mettendolo a carico della generalità dei contribuenti. Ma attenzione alla forma che in questo caso è anche sostanza per chi ha debiti con il Fisco (e non solo). La manovra fa partire l’azzeramento dell’aggio dai carichi affidati alla riscossione dal 2022. Tradotto in altri termini si tratta dei crediti che gli enti creditori per mancati versamenti hanno chiesto di recuperare all’agente della riscossione a partire dal 1° gennaio in poi. Quindi per tutti quelli trasmessi fino al 31 dicembre 2021 si applicano le vecchie regole. In pratica, il criterio scelto non è quello della data di notifica al destinatario dell’atto. Di fatto, le conseguenze in termini di minor conto da pagare rischiano di essere dilatate nel tempo e senza un impatto immediato (si veda l’altro articolo in pagina). Da un lato, c’è un naturale tempo tecnico che passa dall’affidamento del carico alla “trasformazione” in cartella e alla sua successiva notifica. Dall’altro, c’è da considerare gli effetti della sospensione Covid che ha fermato la consegna degli atti dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021. Si stima che complessivamente siano rimasti fermi 60 milioni, tra cartelle e altri atti della riscossione a causa dello stop (più volte prorogato) dai Governi che si sono succeduti e dal Parlamento, per non aggravare le conseguenze negative della pandemia su cittadini e operatori economici. Considerato che almeno 4 o 5 milioni sarebbero stati inviati negli ultimi mesi del 2021, il conto è di almeno 55-56 milioni di vecchi atti ancora da notificare a partire dall’anno appena iniziato. A questi si aggiungono quelli il cui invio era già programmato per il 2022. Tutti carichi affidati negli anni scorsi e che quindi riporteranno ancora l’aggio. Non cambierà nulla, invece, sul fronte delle spese di notifica e delle spese sia per misure cautelari (come fermi e ipoteche) sia per quelle esecutive (come i pignoramenti). Sono due importi che continueranno a rimanere a carico completamente del debitore tanto nel caso delle cartelle quanto degli altri atti della riscossione. Come anticipato, però, questo è solo il primo atto della riforma della riscossione rilanciata anche dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella conferenza stampa di fine anno. Un primo atto in cui entra anche il cambio di governance di Riscossione delineato sempre dalla manovra. L’agenzia delle Entrate approverà le modifiche dei regolamenti e degli atti di carattere generale che disciplinano il funzionamento del concessionario della riscossione, nonché i bilanci e i piani pluriennali di investimento. Ma la riduzione di distanze tra Entrate e agenzia della Riscossione sarà garantita anche da un possibile maggior ricorso all’assegnazione temporanea di personale da un ente all’altro. A tutti gli effetti è l’anticipo della “fase 2” affidata alla delega fiscale e alla sua attuazione. Nel testo entrato in Parlamento viene messo nero su bianco che l’obiettivo è recuperare efficienza e semplificare tutto il sistema, che oggi ha un arretrato di quasi mille miliardi di crediti accumulatisi dal 2000 e non recuperati. Per centrare l’obiettivo il Ddl delega individua la strada di favorire l’uso delle più evolute tecnologie e delle forme di integrazione e interoperabilità dei sistemi e del patrimonio informativo presente nei database dell’amministrazione finanziaria. Altro aspetto chiave è la riorganizzazione che deve portare a un trasferimento delle funzioni e delle attività attualmente svolte dall’agente nazionale della riscossione, o parte di esse, all’agenzia delle Entrate, superando l’attuale separazione tra i due soggetti. Un viatico anche per accorciare i termini tra contestazione della violazione ed effettivo avvio del recupero coattivo. (Giovanni Parente, Marco Mobili su Ilsole24ore del 19/01/2022, pag. 8)

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